Cenni storici sul borgo di Prato Sesia


Per coloro che giungono dalla "bassa" è dal ponte sul fiume che appare la prima veduta di Prato Sesia, ed è proprio l'immagine simbolo di tutta la comunità che vi abita. Sulla destra in breve lontananza ed appoggiata sopra la collina, si vede la superba torre di antica costruzione, mentre ad un centinaio di metri da essa, verso settentrione, la piccola bianca chiesa con ampio portico davanti, appoggiata ai ruderi di un vecchio e diroccato castello medievale. Sotto di esso uno scosceso dirupo che sembra dare fine alla lunga collina iniziata molti chilometri prima.
Venendo da sud è quella l'unica immagine del borgo che si vede da fuori. Proseguendo - appena terminato il ponte - quell'immagine scompare e non la si rivedrà più fin quando, superata la breve salita del "motto del sasso", si entra direttamente in paese, e la valle tende ad allargarsi verso le alte montagne dominate dal monte Rosa.
Il prolungamento di quel costone roccioso chiamato "motto del sasso", fino al "pian di Cordoba", dalla parte opposta del fiume, ha fatto supporre per i secoli passati l'esistenza di un vasto lago cui molti storici hanno riportato ricordi lontani e antiche leggende.
Al momento attuale si conosce ancora poco della storia antica di Prato, e si sa che in alcuni diplomi dell'anno Mille, un nucleo era identificato con il nome - forse di origine celtica - di "Karon". Più tardi il borgo viene nominato con il toponimo di "Supramontem", luogo abitato sulla collina nelle immediate vicinanze della torre e del castello. Luogo poi "ridottosi al piano" - secondo il Dionisotti - che prese poi il nome di "Prato". La certezza dello studioso romagnanese derivava probabilmente da uno scritto di Pietro Azario che nella metà del '300 parlando di una cessione di territori faceva esplicito riferimento a luoghi abitati ben precisi e definiti: "Romagnanum, Pratum, Seramontem, Grignascum".
A quell'epoca il toponimo di "Karon" era già scomparso dalle carte, ed è tuttora un mistero quale fosse stata quella prima località abitativa, anche se tutto fa supporre che fosse nei pressi della frazione di Baragiotta chiamata nei tempi anche "Caronia" o "Villa Glaronia". Localizzazioni diverse dalla attuale, sia quella di Karon, che di Sopramonte; ma che è giunto il tempo di dare una precisa, o quanto meno soddisfacente risposta intervenendo con ricerche storiche più approfondite e indagini sul territorio, a partire dalla formazione di una mappa archeologica che permetta l'individuazione di siti anteriori al medioevo. Oltre a questi probabili siti si è a conoscenza di un altro insediamento, questa volta abitato con certezza da una comunità romana, nella zona di San Grato, dove - nel 1912 - vennero scoperte in modo fortuito alcune tombe romane.
Ma Prato Sesia è anche altro, e se la sua particolare posizione lo pone ad essere complessivamente in una visione amena e suggestiva, in cui il "paesaggio" diventa la nota dominante specialmente dall'alto del Sopramonte; l'interno del borgo offre particolari "immagini" che meritano di essere maggiormente comprese e valorizzate, come gli importanti dipinti presenti nelle varie chiese; l'antico mulino ancora in grado di funzionare; il suggestivo passaggio sotto "l'arco di sasso" che un tempo conduceva sulla collina di Sopramonte.
Ma è proprio il "Sopramonte" o "Serramonte", con la sua torre, la sua chiesetta, ed il suo castello, che ha sempre esercitato il fascino e il richiamo fantasioso nella popolazione. L'incanto, dove le credenze popolari riportate dal Bescapè, dall'Anselmo Prato e da altri, hanno aumentato l'immaginazione del popolano portandolo il più delle volte a convincersi di particolari considerazioni. Credenze che tuttora sopravvivono nella maggioranza degli anziani come gli anelli d'aggancio per le barche, che dimostrerebbero la precedente esistenza del profondo lago; di sotterranei all'interno del castello che ancora custodiscono immensi tesori; di profonde gallerie, che non solo collegavano il castello alla torre, ma che scendendo dalla collina e passando sotto il letto del fiume risalivano fino al castello di San Lorenzo, sulla collina opposta. Anche il castello di Prato quindi - forse al pari di tanti altri - e forse anche per la poca conoscenza storica, ha alimentato nel corso dei secoli le più estrose fantasie determinando nella popolazione quel rapporto di amore e di odio, di fascino e di paura come accade in tutto ciò che non si conosce abbastanza. Il castello di Sopramonte quindi come luogo di nascita di Frà Dolcino; il castello come luogo in cui "Frà Paulin" si nascondeva dopo aver rapito i bambini, o più semplicemente il castello come rifugio del solito lupo che nottetempo scendeva fra le case. Racconti che avevano l'obiettivo di mantenere una dovuta distanza tra il castello, con i suoi pericoli, ed i bambini lasciati spesso incustoditi durante i lavori nei campi. Nessuno vi è mai riuscito, ed i bambini delle passate generazioni hanno sempre usato quei ruderi come la propria palestra di vita, ed hanno sempre fantasticato sulle gallerie e sugli immensi tesori nascosti.
In realtà si conosce poco della torre e del castello, e qualcosa in più della chiesetta, grazie soprattutto alle visite pastorali che si sono susseguite nei tempi.
Per ciò che riguarda il castello, secondo un documento testamentario risulta già costruito nell'anno 1283, ed è di proprietà di Bartolomeo Tornielli, anche se tutto fa supporre che sia stato costruito un centinaio d'anni prima. Andò presto in deperimento nel corso dei successivi anni, ed i sassi di fiume che con tanta fatica erano stati trasportati fin lassù, gradualmente ritornarono verso il fiume.
Nel 1608 Adriana Tornielli, figlia del conte Prospero, lo affittò insieme ad altri beni, ad alcuni contadini di Prato, e nella descrizione presente nell'atto notarile si può avere una idea di come era disposto:

"Il Castello con un corpo di casa attacato alla chiesa con due finestre con le sue ferrate a cad'una, senza ante ne altro, con duoi travi al longo sostentati con gran trave per puntale nel mezzo, senz'astrigo, con travi n° 14 tra buoni et cattivi attraverso, et sopra detti travi ve ne sono altri tre che servivano per un altro astrico: di fuori del muro vi è loggia ma senza asse, coperto di coppi ma malissimo coperto perché strapiove.
Una camera con due fenestre senza ferri con un camerino in testa, con suo camino et cappa assai rotta, senza astrico però con tutti li suoi travi che fanno bisogno per detto senza celato però con duoi travi.
Nel camerino attaccato a detta camera con suo astrico senza celato però con suo astrico coperto tutto de coppi ma male.
Dall'altra parte di detta camera vi è un luoco in volta con un fenestrolino
Item un luoco verso mattina con una fenestra senza ante, senza astrico con suo celato debole con un superiore coperto de coppi ma male".

Pochi anni dopo - nel 1612 - Adriana lo vendette al nobile Filippo Mostini di Romagnano, e nel 1615 figurava

"tutto dirupato con certi ortaglioli dentro, coherentia da tutte le parti strada con una ripa attacata al castello con la sua raggione di vender pane vino, et carne senza pagar datio".

Nel 1717 a causa di una vertenza sorta tra i proprietari Mostini e la comunità pratese a riguardo dell'aperura di una porta all'interno della chiesetta, venne fatto un sopraluogo - registrato da atto notarile - che spiegava la situazione del castello al momento, della chiesetta, nonchè dell'area circostante. Il documento riveste grande importanza perchè è il primo documento in assoluto che finalmente ci dà - oltre alla certezza dell'antico luogo di Supramontis - anche della sua precisa collocazione.

Principiando dalla parte verso mezzo giorno di detto castello si è veduto un portico diviso in due campi in volta di cotto, sostenuto da due collonne di vivo nel mezzo, et due pilastrate al principio di detto portico, pure di cotto con sue lezene, che sostengono le imposte di dette colonne, et pilastrate del volto.
Tal portico fu detto essere stato fabricato di nuovo sino dall’anno milleseicento quarant per parte della medesima comunità, e resta situato d’avanti alla chiesa, o sij oratorio sudetto, al principio di detto portico verso pure mezzo giorno si sono vedute le vestiggia de fondamenti antichi di larghezza di brazza uno, oncie due novaresi che contino vano in linea al muro che sostiene dette pilastrate di detto portico, andando alle parti, tanto di mezzo giorno, quanto di levante la longhezza di detto portico sino al muro del detto oratorio è di brazza nove, oncie dieci, et la larghezza compresa la grossezza de muri, e di brazza nove, in tal portico si descende di tre gradini formati parte di vivo, et parte di cotto dalla parte di levante del medesimo portico.
Dal stesso portico sino? Per uschio (uscio), o sij porta, che si chiude con due ante d’asse, con suoi serramenti, e superiormente alla qual porta cui si vede dipinta una immagine della Natività di N. S., et lateralmente a detto portico nel muro di detto oratorio vi sono due finestre con sue ferrate, che immediatamente riguardano in detto oratorio, al piede d’esse, ed al di fuori d’esso oratorio vi sono due gradini, parte di vivo, et parte di cotto per comodità di dette finestre, il muro nel quale vi restano dette aperture di porta, e finestre si è grossezza d’oncie tredici sopra terra, e contino vano alla parte di levante in linea retta per la fuga di brazza sette nella qual distanza vi si vede una porta fabricata in volto di cotto, quale si chiude con due ante d’asse e canchani infissi nel detto muro, et altri suoi serramenti di ferro, superiormente a tal porta si è veduta la vestiggia dove vi era il suo ponte levadore, et il ferlone?, o sij apertura nella quale si alzava il bolzone? Di detto ponte levadore con di più la vestiggia di due armi dipinte, una delle quali rappresenta il serpe, insegna di casa Visconti, ò come infatti, l’altra non si puol comprendere per la sua antichità. La grosezza d’esso muro ove resta formata la detta porta si è d’oncie sedeci.
Doppo tal distanza di brazza sette di detto muro formando un picciol angolo di oncie tre continua un muraglione anticho fabricato in calcina di grossezza d’oncie venticinque, in larghezza di brazza quattordici, ed oncie quattro d’indi risvolga?, e forma altro picciol angolo d’oncie dodeci, et segue nella medesima linea altro muro in longhezza di brazza sej ed in larghezza d’onice venti una, e successivamente continua sino all’angolo, che con muro chiude il corpo del castello infrascritto in longhezza di brazza dieci ed in grossezza d’oncie dieci, a tal faciata de muri di sopra descritti verso mezzo giorno si è veduto un piano deserto con diverse vestiggia de fondamenti entro d’esso in larghezza per quanto dura la detta facciata, ed in longhezza di brazza trenta sei andando verso mezzogiorno nel quale sito deserto vi si è veduto una strada, che gira a due parti all’interno del medesimo, cioè da levante a mezzogiorno, ed in fine de detti brazza trenta sej vi resta una muraglia pure anticha, e dirocata, quale principia dalla pendenza, che vi resta dalla parte di ponente ed immediatamente vi si vedono le vestiggia d’una porta anticha al presente dirocata con suo portello annesso della grossezza d’oncie venti e tal porta resta giusto in faccia ed a dirittura di tal soprascritto, e vicino oratorio.
Risulta? Poi dal muro del castello sudetto da mezzo giorno, e tramontana e per quanto dura tutta la longhezza di detto castello, alla parte di levante continuare in giusta linea fabricata in calcina è sassi come sopra, coperto da tetto con suo piovente di longhezza di brazza sessanta quattro, e grossezza d’oncie dodeci sopra terra nel quale si vedono diversi finestruoli, ossijno balestrere antiche al presente otturate di muro, in fine del quale in angolo verso levante, e frammentaria ne resta un pezzo di muraglia che protende al di fuori, pure verso levante, al presente dirocata, e vecchia.
Ritornati poscia nel sudetto oratorio si è misurata la longhezza internamente del medesimo comprendendo anche quella del portico sodetto d’avanti à detto oratorio ed anche tutta la grossezza dè muri tanto quello in faccia a detto portico di detto oratorio, quanto quello, ove ne resta l’Altare, et porta infrascritta otturata, ci si è ritrovata esser di brazza trenta quattro, misurata puoi anche al di fuori, essere veramente la detta longhezza da detto portico fino alla linea sopradescritta è stata di brazza trenta tre, si è veduto il medesimo in larghezza di brazza nove tra un muro, e l’altro, e longhezza di brazza dieci sette, in fine della quale longhezza vi sono due pilastrate, ò sijno lesene laterali, sopra quali vi resta impresso un arco di cotto aperto, che divide detto oratorio dall’infrascritto sito, ove vi resta l’Altare, in mezzo à qual lesene vi è la sua balaustra d’asse con sue collonette pure d’asse, da detto sito, fino in fine di detto oratorio, ove ne resta l’Altare, vi è la fuga in brazza quattro, oncie dieci, l’Altare, che è giusto in faccia à detta porta d’ingresso, si vede, rispetto al maschio? Tanto di cotto, e dicesi fabricato di nuovo, con sue bardelle d’asse d’avanti, et scalinata, pure di cotto, fatta à due gradini per ripostiglio de candelieri, l’Ancona superiore à detto Altare si vede dipinta nuovamente di fresco, che rinchiude l’immagine Santissima della B.V. dell’Annunciata con alla parte destra della medesima entrando per detto oratorio un fenestruolo otturato, che si chiude con suo antino d’asse e serve per riporre le Sante Reliquie.
Il suolo di detto oratorio, è di giarone ed il volto di cotto, e per dar luce al medesimo vi sono tre finestre nel muro verso ponente con sue ? e ?
Entrando poscia per la porta, ove vi restano le vestiggia del ponte levadore sodetto, e sopradescritto vi resta un andito di larghezza di brazza sei in fuga incominciando dal scosso? Di detta porta di brazza sei, in fine della quale vi si vede un pezzo di muraglia verso il soprascritto muro che serve di fianchi all’oratorio sodetto, qual pezzo di muro si vede protendente in tutta la grossezza del sodetto muro dell’oratorio, e resta al di fuori verso il sodetto andito per oncie sette.
Seguendo puoi per tall’andito in longhezza di brazza quattordici, in fine della medesima vi resta nel muro sodetto dell’oratorio una vestiggia di portina in volto, di larghezza d’oncie venti tre, al presente otturata di muro, in altezza dal piano di detto andito fino alla sommità del volto di brazza tre oncie quattro, et successivamente in altra longhezza d’oncie sei dietro a tal muro di detto oratorio vi resta un pezzo di muro annesso, ed appoggiato al medesimo, che si estende verso detto andito in larghezza di brazza due, e grossezza d’oncie dieci, quali vedesi che per il passato sostenesse un archo di cotto che serviva d’altra porta d’ingresso, vedendosi dirimpetto al medesimo sopra il muro infrascritto laterale à detto andito l’imposta del medesimo archo, che appoggiava à detto muro.
Lateralmente a tall’andito, dalla parte di levante del medesimo, incominciando dalla sodetta porta d’ingresso per la fuga di brazza sette, oncie sei vi continua un muraglione della grossezza d’oncie ventuna scoperto di coppi, et tutto dirrocato, in fine dè quali brazza sette oncie sei vi si vede al piede d’esso muraglione una vestiggia di fondamento anticho, che da quello, che si è puotuto comprendere resta al di fuori verso detto andito oncie tredeci, et da ivi seguendo pure per altra distanza di brazza sei oncie sei continova il detto muraglione in detta larghezza d’oncie venti una, et da ivi avanti fino al fine di detto andito, dove si è descritta la detta vestiggia d’imposta ad archo, prosegue à linea al detto muraglione altro pure dirrocato di grossezza d’oncie undeci.
Tal muraglione anticho, si vede che formasse una gran torre, o sij maschio di castello, e come infatti è.
Entrti poi in luogho sotterraneo quale resta immediatamente al dietro del muro sodetto, dove resta l’Altare dell’oratorio sodetto, e discesi nel medesimo per una apertura d’uschio et guardante verso la corte del detto castello si è veduto in longhezza di brazza cinque dietro detto muro una apertura di porta in volto di cotto di larghezza da una pilastrata all’altra di brazza due oncie sette al presente tutta otturata di muro, quanto sij in altezza di brazza uno oncie sej, incominciando dal piano presentaneo di detto luogho sotterraneo, et da ivi fino alla sommità del detto volto di porta, murato solamente d’un muro in stibbio? Nelle quali pilastrate vi si vedono le vestiggia di molta antichità, e vecchiaia dove erano riposti li canchami contenuti sul muro vechio? Ed anticho come sopra. Come li si segnali?, o sij spigha ove si restringevano le ante per chiudere, et aprire detta porta. Per altre brazza tre, et oncie tre, fino ad un altro muro che ? detto luogho sotterraneo che si è di grossezza d’oncie quindeci, et detto muro dove vi resta il segnale di detta porta continua sino a tutta la grossezza del sodetto d’oncie quindeci, et nella camera superiore à detto luogho quasi a piombo della sodetta porta otturata si è visto una finestra, quale immediatamente riguardava nell’oratorio sodetto che di presente resta otturata di muro in stibbio essendovi dentro nel detto oratorio dipinta l’ancona di sopra all’altare, in linea a quel luogho sotterraneo andando verso tramontana vi sono diversi edifici di sala, e camere, ed altri luoghi di comodità, che formano detto castello con anche al di dentro la sua corte, e piccolo ortaglio, qual tutto resta cinto anche alla detta parte verso tramontana.
Andati poi verso ponente dell’oratorio sodetto unitamente come sopra si è visitato il muro, che va di dietro al detto oratorio, dove vi resta la vestiggia della sodetta porta murata di muro in stibbio si è veduto una linea che primeggia al piede del detto muro, e continova in qualche altezza, et da ? sino all’ ? si perde la medesima, et il muro del rimanente del castello, che segue alla parte di tramontana si vede innalzarsi sopra il medesimo dell’oratorio per la longhezza d’un brazza in circa.
Al piede di tal linea si sono veduti li fondamenti d’essi muri per quanto si è potuto comprendere essere vecchi e molto antichi. Poco distante da detta linea dietro pure a detto muro dell’oratorio, ed annesso al medesimo si è visto un grosso maschio de sassi in calcina vecchio, e dirocato con le vestiggia de fondamenti da muro, che va verso sera anche esso vecchio, et per quanto dura la medesima linea esser construtto, e fabricato di grossi midoni? Di vivo, et l’altro muro, che segue verso tramontana e cinge parte del sodetto castello si vede fabricato de sassi soliti in calcina, a piombo et in linea al medesimo che va verso mezzogiorno.
Portatisi al dopo pranzo verso le hore venti una sul sito del soprascritto castello di Supra Monte, così per ordine del presato Illustrissimo e Reverendissimo signor Vicario Generale unitamente alle stesse parti s’incominciò visitare la strada che dalla parte verso mezzogiorno da detto castello va nel medesimo quasi nella sommità del monte vicino alla costa verso ponente et distante dalla soprascritta porta d’ingresso nel luogo deserto avanti il detto castello per passi andanti numero cento quaranta si vede un chiesiolo detto Santo Rocho con suo portichetto d’avanti, che dicesi fabricato dalla detta comunità di Prato, dove vi restano dipinte le immagini della B.V.M. con Santo Rocho alla destra, ed alla sinistra Santo Bernardo, detto chiesiolo compreso detto portichetto è di longhezza di brazza dodeci, et larghezza brazza sej, e dicesi ristaurato di frescho, da detto chiesuolo si va per detta strada per passi andanti numero venti verso detto castello, ed infine de medesimi alla destra parte verso levante sul promontorio di detto monte si vede una torre fabricata di muro in calcina all’intorno, ed al presente per la maggior parte dirrocata all’interno della quale per qualche distanza et anche sino detta prima porta d’ingresso in detto luogho deserto vi si vedono diverse vestiggia de fondamenti antichi de muri incrociati tanto al longho, quanto al traverso che denotano vi fossero edifici di casamenti, et altro. Qual sito ora si vede tutto spianato, e ridotto a vigna sino a detta prima porta d’ingresso. Come anche dirimpetto all’edificio di detto chiesuolo alla parte pure verso levante, e mezzo giorno vi si trovano di quando in quando diverse altre vestiggia di fondamenti antichi, che pure denotano edifici de casamenti come sopra.


Dal conte Filippo Mostini giunse al nipote Carlo Luiggi, che nel '700 figurava come ricchissimo proprietario. Costui si trovò ben presto in gravi difficoltà finanziarie, ed alla sua morte tutta la proprietà passò alle nipoti Margherita Avogadro, Teresa Casati, e Maria Antonia Caccia, che nel 1751 su specifica richiesta pretorile lo misero in vendita. Venne acquistato da Carlo Gerolamo Marescotti che qualche anno dopo - nel 1758 - lo affittò a mons. Orelli. Anche questo documento ha la sua importanza perchè si presume che risalgano a quegli anni gli ultimi restauri dell'edificio.

Mille settecento cinquanta otto il giorno di martedì dodeci del mese di decembre in Romagnano.
In virtù della presente uqali le sottoscritte parti vogliono, che abbia forza di pubblico, e giurato instromento rogato da idoneo Nottaro con tutte le clausole, e solennità solite apporsi, li sottoscritti signori Molto Reverendo Prete Don Giovanni Francesco, e Carlo Girolamo fratelli Mariscotti di detto Borgo di Romagnano per se stessi, e loro eredi, e successori a titolo di locazione vitalizia anno investito, ed investono il sottoscritto Molto Reverendo P.L. Don Giovanni Domenico Orelli Religioso dell’Ordine de P.P. Predicatori, e cittadino di Novara.
Nominativamente di tutto l’edificio del Castello nominato di Seramonte, e situato sopra della terra di Prato stato da detto signor Carlo Girolamo Mariscotti acquistato dall’eredità Mostina come da instromento del giorno quattro agosto 1751 rogato dal Notaio signor D. Pietro Gaudenzo Duelli, e come si ritrova di presente con le riserve però di cui infra, e sotto le condizioni, patti, ed altro come infra.
Primieramente saranno obligati detti SS. Fratelli Mariscotti, come si obligano entro del mese di maggio prossimo avvenire a fare lodevolmente ristaurare, e riccorere li tetti della fabrica di detto castello verso la detta terra di Prato, cioè verso sera, et dentro d’un anno prossimo avvenire far ristaurare e ricorrere li tetti di detta fabrica dalla parte verso matina, quali restaurazioni di cui sovra si dovranno fare a spese di detti signori Mariscotti per questa sol volta, indi alle manutenzioni di detti tetti sarà tenuto, ed obligato come così promette detto Reverendo Padre Orelli, perché così è.
Secondo s’intendono le parti predette, e sottoscritte che sia riservata a favore di detti signori fratelli Mariscotti la stalla col suo superiore, che resta in detto castello dalla parte verso monte, di cui se ne potranno servire a loro beneplacito, come altresì in detta locazione non intendano le medesime parti sij compreso il bosco di circa moggia quattro, che resta delle parti verso monte, e matina di detto castello con condizione però che sia lecito a deto Reverendo Padre Orelli all’interno di detto castello far piantare una doppia toppia con viti, ed anche a ridure a muglior frutto detto bosco al interno di detto castello per trabucchi due in profondo all’interno o sia sino al piede delle piante di picciole rovore ed arbore di castagnia oggi riconosenti, e li frutti de tali meglioramenti dovranno godersi da detto Molto Reverendo Padre Orelli sua vita natural durante, indi dovranno essere incorporati in deto fondo, e così di detti signori fratelli Mariscotti suoi eredi, e successori, perché così è.
Terzo sarà lecito a detto Reverendo Padre Orelli far fare qualonque fabrica, e ristaurazione in detto castello ad all’intorno del medesimo in tutto, e per tutto come al medesimo parerà, e piacerà tanto utile ed utili, quanto necessaria, e necessarie, che voluttuosa, e voluttuose, e detta fabrica, e detti meglioramenti di cui sovra, che farà fare, dovranno intendersi incorporati in detto castello a favore di detti signori fratelli Mariscotti, loro eredi, e successori, come il tutto fuosse stato fatto con proprj denari di detti signori fratelli Mariscoti, loro eredi, e successori perché così è.
Quarto non potranno detti signori fratelli Mariscotti loro eredi, e successori vendere detto castello, e quanto sopra s’è dato a detto Padre Orelli a titolo di locazione vitalizia, sino a tanto, che viverà naturalmente detto Reverendo Padre Orelli, sotto la reffazione di tutti li danni e spese, perché così è.
Quinto ritrovandosi il detto castello nel fare qualche fabrica, o ristaurazione, o scavo qualche denaro, ò altra cosa di qualunque prezzo o valore doverà il tutto essere di detti signori fratelli Mariscotti come padroni di detto castello, suoi eredi, e successori, à quali scavi sarà lecito essere presente qualonque de detti signori fratelli Mariscotti, perché così è.
Sesto saranno tenuti detti signori fratelli Mariscotti consegnare entro del mese di maggio prossimo avvenire a detto Reverendo Padre Orelli una chiave dell’uscio, che da detto castello si va nella chiesa annessa al medesimo, e potrà detto Reverendo Padre servirsi di tal chiesa, ò sij oratorio, come rappresentante altro di detti signori fratelli Mariscotti, perché così è.
Settimo non potranno detti signori fratelli Mariscotti, loro eredi, e successori pretendere verun fitto da detto Reverendo Padre Orelli, né da li lui eredi, e successori per detta locazione vitalizia, di cui sovra mà per corrispetivo di detto fitto, oltre la detta fabrica e meglioramenti in caso di cui sovra, che detto Reverendo Padre dice di volere far fare in detto castello, dovrà essere propria di detti signori fratelli Mariscotti, loro eredi, e successori, tutta la mobilia, che detto Reverendo Padre Orelli farà riporre in detto castello in qualonque tempo, quale riposta non si potrà di novo levare da detto castello, salvo che, o per rimodernarla, o per di nuovo riporla in detto castello, quale mobilia doverà restare propria di detti signori fratelli Mariscotti, loro eredi, e successori, e dovrà cedere la medesima mobilia per corrispettivo come sopra, e poiché li detti signori fratelli Mariscotti si privano dell’uso di detto castello, come sopra, e dell’affezione al medesimo, ed anche per le spese che entro d’un anno prossimo avvenire sono tenuti fare detti signori fratelli Mariscotti per li coperti dei tetti di detta fabrica, come sopra, quali ristauramenti detti signori fratelli Mariscotti, non intendevano fare per varj anni avvenire, e perché così resta espresamente fra le dette parti convenuto, con condizione però, che sia lecito a detto Reverendo Padre Orelli disporre a suo piacere dell’argento e biancaria, che si ritroverà in detto castello al tempo della di lui morte, e non altrimenti perché così è.
Ottavo sarà lecito a detti signori fratelli Mariscotti il tratenere la chiave della porta di detto castello per servirsi della sudetta stalla, e superiore, e potranno altresì tenere una chiave d’una delle sale civili di detta abbitazione in tempo però d’absenza di detto Reverendo Padre Orelli, non tanto da detto castello, ma ancora da detto borgo, e le altre chiave di detto castello potrà detto Reverendo Padre Orelli consegnarle a chi al medesimo parerà, e piacerà con condizione, che qualonque persona, che avrà dette chiavi non possa in verun tempo trasportare ne far trasportare veruna, benchè minima mobilia, perché così anche resta espresamente convenuto, perché così è.
Le quali cose tutte le dette sottoscritte parti hanno convenuto, e convengono, promesso e promettono d’avere ferme rate, e grate, attendere, osservare, e non contravenire, sotto reciproca reffazione d’ogni danno, e spesa obligando se stesse, e loro respettivi beni renonziando e con buona fede si sono sottoscritte alla presenza de sottoscritti testimonj.
Io Prete Giovanni Francesco Mariscotti prometto quanto sopra.
Io Carlo Gierolamo Mariscotti acett, et prometo quanto sopra.
Io Padre Giovanni Domenico Orelli accetto, e prometto, quanto sopra.
Io Prete Giuseppe Gregorio Brugho, fui presente per testimonio
Io Silano Doneto fui presente per testimonio.
Io Pietro Depaulis fui presente per testimonio.

Alla morte del Marescotti il castello passò ai suoi tre figli. Il 31 agosto 1801 i tre fratelli divisero tutti i loro beni in tre parti, e così anche il castello subì per la prima volta dopo parecchi secoli una divisione in tre parti.
A Dioniggi Marescotti:
"La terza parte del Castello di Serramonte territorio di Prato consistente a questo piede la stanza a pianterreno annessa all'oratorio della B.V. del Castello con il sito rustico al di la della cinta in linea a detta stanza, cinta colla corte di mezzo con quelle piante di cirisoli a viti, che esistono tramezzo a detti due membri complessivamente a tutto il luogo di sito deroccato annesso verso mezzodì; al qual piede si assegna la porzione di costa dall'angolo esterno del castello verso mezzodì sino all'albero di castagno, che confina coll'Arienta in linea fino alla strada di sotto come prendendo la maggior parte del coltivo cò suoi transiti della porta Cipera, ed ingresso dell'oratorio dall'uscio sinistro di detti condividenti. In comune saranno anche le spese e manutenzione della porta, uscio dell'oratorio, o quelle riparazioni e restaurazioni della cisterna.
Il sito pascolivo di passaggio lungo suddetta costa attiguo al piede del castello di dietro disposto in due piani rimarrà in comunione a detti dividenti".

A Eusebio Marescotti:
La terza parte del caseggiato al castello di Serramonte, territorio di Prato, dalla parte di mezzo, cioè la sala grande col sito rustico al di là di detta sala in linea alla medesima senza coperto colla porzione di corte tramezzo a detti due corpi con quelle piante di cerisoli a viti che vi esistono in detta porzione di corte comparativamente alla porzione di costa dietro a detto caseggiato, principiando dal angolo verso nord dè detto castello verso mezzodì seguendo verso mezza notte, sino al rivolto di detta costa ove vi esiste due piante di castagno, quale incluse per proprie di questo piede: transiti di passaggio, uso dell'aratorio, e cisterna e in tutto sì attiva, e passiva, come risulta nel piede A spiegato e dichiarato".

A Gaudenzio Marescotti:
La terza parte del caseggiato del castello territorio di Prato, detto il Serramonte, dalla parte di settentrione consistente in tre membri a pian terreno ancora rustici che riguardano come gli altri verso Prato nuovo e Prato vecchia attigua alla sala del piede B con il sito rustico al di la di detti membri in linea ai medesimi di presente mezzo deroccati senza coperto, colla porzione di corte tramezzo a sudetti corpi colle sue piante di cerisoli a viti in linea sino a mezzanotte comprensivamente alla costa di bosco di questa parte sino alla strada unitamente al prato che esiste alla falda di detta casa, e colle ragioni sia attive che passive di passaggio, e manutenzione come restano espresse nel piede A".

Fin qui alcune frammentarie ed incomplete notizie sul borgo di Prato e sul castello di Sopramonte. Sono poche notizie che attendono di essere approfondite; non solo sotto l'aspetto propriamente storico, ma anche sotto quello - altrettanto interessante - dell'impatto sociale e culturale che i suoi abitanti hanno avuto nel tempo nei confronti di tutto ciò che ora definiamo come Storia Pratese. Una "Storia" attuale che nei tempi passati era parte integrante della loro vita quotidiana.

 

Prato Sesia dal castello di San Lorenzo

Prato Sesia dal castello di Sopramonte

La torre romana posta sul castello di Sopramonte

L'oratorio della Beata Vergine del castello di Sopramonte

L'oratorio della Beata Vergine del castello di Sopramonte

L'oratorio di San Michele di proprietà della famiglia Gibellini

L'oratorio di San Sebastiano

La chiesa parrocchiale dedicata a San Bernardo da Mentone

Interno della chiesa parrocchiale


 

La chiesa della Beata Vergine della Neve posta nella frazione di Baragiotta

L'oratorio di San Carlo di Prato Nuovo

l'Oratorio della Madonna della Quercia di Prato Vecchio

Il castello di Sopramonte in una fotografia degli anni '20

 

Litografia su Prato Sesia effettuata su disegno di A. Taddio in occasione dell'inaugurazione della ferrovia Novara/Varallo Sesia

Foto ricordo di una squadra di cooperatori all'erigendo obelisco di Frà Dolcino sul monte Rubello il 9 giugno 1907

Immagine di Frà Dolcino eseguita da Lorenzo Innaciotti di Romagnano Sesia

 

Descrizione castello di Sopramonte (anno 1717)

Principiando dalla parte verso mezzo giorno di detto castello si è veduto un portico diviso in due campi in volta di cotto, sostenuto da due collonne di vivo nel mezzo, et due pilastrate al principio di detto portico, pure di cotto con sue lezene, che sostengono le imposte di dette colonne, et pilastrate del volto.
Tal portico fu detto essere stato fabricato di nuovo sino dall’anno milleseicento quarant per parte della medesima comunità, e resta situato d’avanti alla chiesa, o sij oratorio sudetto, al principio di detto portico verso pure mezzo giorno si sono vedute le vestiggia de fondamenti antichi di larghezza di brazza uno, oncie due novaresi che contino vano in linea al muro che sostiene dette pilastrate di detto portico, andando alle parti, tanto di mezzo giorno, quanto di levante la longhezza di detto portico sino al muro del detto oratorio è di brazza nove, oncie dieci, et la larghezza compresa la grossezza de muri, e di brazza nove, in tal portico si descende di tre gradini formati parte di vivo, et parte di cotto dalla parte di levante del medesimo portico.
Dal stesso portico sino? Per uschio (uscio), o sij porta, che si chiude con due ante d’asse, con suoi serramenti, e superiormente alla qual porta cui si vede dipinta una immagine della Natività di N. S., et lateralmente a detto portico nel muro di detto oratorio vi sono due finestre con sue ferrate, che immediatamente riguardano in detto oratorio, al piede d’esse, ed al di fuori d’esso oratorio vi sono due gradini, parte di vivo, et parte di cotto per comodità di dette finestre, il muro nel quale vi restano dette aperture di porta, e finestre si è grossezza d’oncie tredici sopra terra, e contino vano alla parte di levante in linea retta per la fuga di brazza sette nella qual distanza vi si vede una porta fabricata in volto di cotto, quale si chiude con due ante d’asse e canchani infissi nel detto muro, et altri suoi serramenti di ferro, superiormente a tal porta si è veduta la vestiggia dove vi era il suo ponte levadore, et il ferlone?, o sij apertura nella quale si alzava il bolzone? Di detto ponte levadore con di più la vestiggia di due armi dipinte, una delle quali rappresenta il serpe, insegna di casa Visconti, ò come infatti, l’altra non si puol comprendere per la sua antichità. La grosezza d’esso muro ove resta formata la detta porta si è d’oncie sedeci.
Doppo tal distanza di brazza sette di detto muro formando un picciol angolo di oncie tre continua un muraglione anticho fabricato in calcina di grossezza d’oncie venticinque, in larghezza di brazza quattordici, ed oncie quattro d’indi risvolga?, e forma altro picciol angolo d’oncie dodeci, et segue nella medesima linea altro muro in longhezza di brazza sej ed in larghezza d’onice venti una, e successivamente continua sino all’angolo, che con muro chiude il corpo del castello infrascritto in longhezza di brazza dieci ed in grossezza d’oncie dieci, a tal faciata de muri di sopra descritti verso mezzo giorno si è veduto un piano deserto con diverse vestiggia de fondamenti entro d’esso in larghezza per quanto dura la detta facciata, ed in longhezza di brazza trenta sei andando verso mezzogiorno nel quale sito deserto vi si è veduto una strada, che gira a due parti all’interno del medesimo, cioè da levante a mezzogiorno, ed in fine de detti brazza trenta sej vi resta una muraglia pure anticha, e dirocata, quale principia dalla pendenza, che vi resta dalla parte di ponente ed immediatamente vi si vedono le vestiggia d’una porta anticha al presente dirocata con suo portello annesso della grossezza d’oncie venti e tal porta resta giusto in faccia ed a dirittura di tal soprascritto, e vicino oratorio.
Risulta? Poi dal muro del castello sudetto da mezzo giorno, e tramontana e per quanto dura tutta la longhezza di detto castello, alla parte di levante continuare in giusta linea fabricata in calcina è sassi come sopra, coperto da tetto con suo piovente di longhezza di brazza sessanta quattro, e grossezza d’oncie dodeci sopra terra nel quale si vedono diversi finestruoli, ossijno balestrere antiche al presente otturate di muro, in fine del quale in angolo verso levante, e frammentaria ne resta un pezzo di muraglia che protende al di fuori, pure verso levante, al presente dirocata, e vecchia.
Ritornati poscia nel sudetto oratorio si è misurata la longhezza internamente del medesimo comprendendo anche quella del portico sodetto d’avanti à detto oratorio ed anche tutta la grossezza dè muri tanto quello in faccia a detto portico di detto oratorio, quanto quello, ove ne resta l’Altare, et porta infrascritta otturata, ci si è ritrovata esser di brazza trenta quattro, misurata puoi anche al di fuori, essere veramente la detta longhezza da detto portico fino alla linea sopradescritta è stata di brazza trenta tre, si è veduto il medesimo in larghezza di brazza nove tra un muro, e l’altro, e longhezza di brazza dieci sette, in fine della quale longhezza vi sono due pilastrate, ò sijno lesene laterali, sopra quali vi resta impresso un arco di cotto aperto, che divide detto oratorio dall’infrascritto sito, ove vi resta l’Altare, in mezzo à qual lesene vi è la sua balaustra d’asse con sue collonette pure d’asse, da detto sito, fino in fine di detto oratorio, ove ne resta l’Altare, vi è la fuga in brazza quattro, oncie dieci, l’Altare, che è giusto in faccia à detta porta d’ingresso, si vede, rispetto al maschio? Tanto di cotto, e dicesi fabricato di nuovo, con sue bardelle d’asse d’avanti, et scalinata, pure di cotto, fatta à due gradini per ripostiglio de candelieri, l’Ancona superiore à detto Altare si vede dipinta nuovamente di fresco, che rinchiude l’immagine Santissima della B.V. dell’Annunciata con alla parte destra della medesima entrando per detto oratorio un fenestruolo otturato, che si chiude con suo antino d’asse e serve per riporre le Sante Reliquie.
Il suolo di detto oratorio, è di giarone ed il volto di cotto, e per dar luce al medesimo vi sono tre finestre nel muro verso ponente con sue ? e ?
Entrando poscia per la porta, ove vi restano le vestiggia del ponte levadore sodetto, e sopradescritto vi resta un andito di larghezza di brazza sei in fuga incominciando dal scosso? Di detta porta di brazza sei, in fine della quale vi si vede un pezzo di muraglia verso il soprascritto muro che serve di fianchi all’oratorio sodetto, qual pezzo di muro si vede protendente in tutta la grossezza del sodetto muro dell’oratorio, e resta al di fuori verso il sodetto andito per oncie sette.
Seguendo puoi per tall’andito in longhezza di brazza quattordici, in fine della medesima vi resta nel muro sodetto dell’oratorio una vestiggia di portina in volto, di larghezza d’oncie venti tre, al presente otturata di muro, in altezza dal piano di detto andito fino alla sommità del volto di brazza tre oncie quattro, et successivamente in altra longhezza d’oncie sei dietro a tal muro di detto oratorio vi resta un pezzo di muro annesso, ed appoggiato al medesimo, che si estende verso detto andito in larghezza di brazza due, e grossezza d’oncie dieci, quali vedesi che per il passato sostenesse un archo di cotto che serviva d’altra porta d’ingresso, vedendosi dirimpetto al medesimo sopra il muro infrascritto laterale à detto andito l’imposta del medesimo archo, che appoggiava à detto muro.
Lateralmente a tall’andito, dalla parte di levante del medesimo, incominciando dalla sodetta porta d’ingresso per la fuga di brazza sette, oncie sei vi continua un muraglione della grossezza d’oncie ventuna scoperto di coppi, et tutto dirrocato, in fine dè quali brazza sette oncie sei vi si vede al piede d’esso muraglione una vestiggia di fondamento anticho, che da quello, che si è puotuto comprendere resta al di fuori verso detto andito oncie tredeci, et da ivi seguendo pure per altra distanza di brazza sei oncie sei continova il detto muraglione in detta larghezza d’oncie venti una, et da ivi avanti fino al fine di detto andito, dove si è descritta la detta vestiggia d’imposta ad archo, prosegue à linea al detto muraglione altro pure dirrocato di grossezza d’oncie undeci.
Tal muraglione anticho, si vede che formasse una gran torre, o sij maschio di castello, e come infatti è.
Entrti poi in luogho sotterraneo quale resta immediatamente al dietro del muro sodetto, dove resta l’Altare dell’oratorio sodetto, e discesi nel medesimo per una apertura d’uschio et guardante verso la corte del detto castello si è veduto in longhezza di brazza cinque dietro detto muro una apertura di porta in volto di cotto di larghezza da una pilastrata all’altra di brazza due oncie sette al presente tutta otturata di muro, quanto sij in altezza di brazza uno oncie sej, incominciando dal piano presentaneo di detto luogho sotterraneo, et da ivi fino alla sommità del detto volto di porta, murato solamente d’un muro in stibbio? Nelle quali pilastrate vi si vedono le vestiggia di molta antichità, e vecchiaia dove erano riposti li canchami contenuti sul muro vechio? Ed anticho come sopra. Come li si segnali?, o sij spigha ove si restringevano le ante per chiudere, et aprire detta porta. Per altre brazza tre, et oncie tre, fino ad un altro muro che ? detto luogho sotterraneo che si è di grossezza d’oncie quindeci, et detto muro dove vi resta il segnale di detta porta continua sino a tutta la grossezza del sodetto d’oncie quindeci, et nella camera superiore à detto luogho quasi a piombo della sodetta porta otturata si è visto una finestra, quale immediatamente riguardava nell’oratorio sodetto che di presente resta otturata di muro in stibbio essendovi dentro nel detto oratorio dipinta l’ancona di sopra all’altare, in linea a quel luogho sotterraneo andando verso tramontana vi sono diversi edifici di sala, e camere, ed altri luoghi di comodità, che formano detto castello con anche al di dentro la sua corte, e piccolo ortaglio, qual tutto resta cinto anche alla detta parte verso tramontana.
Andati poi verso ponente dell’oratorio sodetto unitamente come sopra si è visitato il muro, che va di dietro al detto oratorio, dove vi resta la vestiggia della sodetta porta murata di muro in stibbio si è veduto una linea che primeggia al piede del detto muro, e continova in qualche altezza, et da ? sino all’ ? si perde la medesima, et il muro del rimanente del castello, che segue alla parte di tramontana si vede innalzarsi sopra il medesimo dell’oratorio per la longhezza d’un brazza in circa.
Al piede di tal linea si sono veduti li fondamenti d’essi muri per quanto si è potuto comprendere essere vecchi e molto antichi. Poco distante da detta linea dietro pure a detto muro dell’oratorio, ed annesso al medesimo si è visto un grosso maschio de sassi in calcina vecchio, e dirocato con le vestiggia de fondamenti da muro, che va verso sera anche esso vecchio, et per quanto dura la medesima linea esser construtto, e fabricato di grossi midoni? Di vivo, et l’altro muro, che segue verso tramontana e cinge parte del sodetto castello si vede fabricato de sassi soliti in calcina, a piombo et in linea al medesimo che va verso mezzogiorno.
Portatisi al dopo pranzo verso le hore venti una sul sito del soprascritto castello di Supra Monte, così per ordine del presato Illustrissimo e Reverendissimo signor Vicario Generale unitamente alle stesse parti s’incominciò visitare la strada che dalla parte verso mezzogiorno da detto castello va nel medesimo quasi nella sommità del monte vicino alla costa verso ponente et distante dalla soprascritta porta d’ingresso nel luogo deserto avanti il detto castello per passi andanti numero cento quaranta si vede un chiesiolo detto Santo Rocho con suo portichetto d’avanti, che dicesi fabricato dalla detta comunità di Prato, dove vi restano dipinte le immagini della B.V.M. con Santo Rocho alla destra, ed alla sinistra Santo Bernardo, detto chiesiolo compreso detto portichetto è di longhezza di brazza dodeci, et larghezza brazza sej, e dicesi ristaurato di frescho, da detto chiesuolo si va per detta strada per passi andanti numero venti verso detto castello, ed infine de medesimi alla destra parte verso levante sul promontorio di detto monte si vede una torre fabricata di muro in calcina all’intorno, ed al presente per la maggior parte dirrocata all’interno della quale per qualche distanza et anche sino detta prima porta d’ingresso in detto luogho deserto vi si vedono diverse vestiggia de fondamenti antichi de muri incrociati tanto al longho, quanto al traverso che denotano vi fossero edifici di casamenti, et altro. Qual sito ora si vede tutto spianato, e ridotto a vigna sino a detta prima porta d’ingresso. Come anche dirimpetto all’edificio di detto chiesuolo alla parte pure verso levante, e mezzo giorno vi si trovano di quando in quando diverse altre vestiggia di fondamenti antichi, che pure denotano edifici de casamenti come sopra.